martedì 30 settembre 2008

"Un piccolo spaccato della mia vita: le consolazioni del Signore"

In questo contesto la forza mi viene dalla preghiera, dalla possibilità di prendermi il tempo necessario per stare con il Signore nella preghiera, nel silenzio dell'ascolto della Parola di Dio letta e meditata, ma che a volte trascuro a causa dei ritmi, ma anche per colpa mia, perché bisogna saper anche dire di no alla gente e "stare con Lui". A volte ho la percezione che il Signore si adegua al poco tempo che gli do per riempirmi di luce e di consolazioni riguardanti la 'sua' presenza qui in Niger, il senso della mia, della nostra, di noi lodigiani "apprendisti evangelizzatori". È a volte il sentimento di stupore di fronte al suo "Mistero" soprattutto quando mi capita di parlare di Lui, di Dio, come noi lo vediamo attraverso gli occhi di Gesù. Allora mi trovo spiazzato, perché volendo farlo conoscere agli altri mi rendo conto che sono io a scoprire cose nuove su di Lui!!!
Nonostante il clima non sia sempre facile, ogni giorno si arricchisce degli incontri che il Signore mi prepara, alcuni pesanti che vorrei poter cordialmente evitare (ad es. quelli con la gente che viene per chiedere aiuto più o meno necessario), altri belli perché inattesi e ricchi di scambio spirituale. Penso a quello di domenica all'ospedale con la tecnica di laboratorio che mi faceva l'esame di controllo per la malaria e che nel tempo libero mi poneva un sacco di domande sulla nostra fede, sulla vita e il celibato dei preti, sempre motivo di grande ammirazione. Oppure quello di ieri mattina con una giovane mamma lasciata sola dal marito emigrato nei paese vicini, venuta da lontano con i suoi gemelli di due mesi (di cui uno ammalato) e il seno prosciugato per mancanza di cibo: chiedeva un contributo per comprare del latte per i due gemelli. La ragazza che traduceva mi fece notare che questa madre di poco più di venti anni stava piangendo. Le ho dato qualcosa per comprare una scatola di latte e poi mi son seduto a parlare con lei, per dirle che Dio le vuole bene, nonostante tutte le sue sofferenze. Ma non gliel'ho detto così apertamente, ho pensato di dirglielo partendo dal perché noi siamo qui in Niger. Vedendo che secondo lei eravamo venuti per aiutare la gente ho incominciato a raccontarle che noi non siamo una ONG, né l'Ufficio della cooperazione italiana, e che non siamo nemmeno venuti per aiutare, ma soprattutto per far conoscere Gesù. Le ho chiesto se lo conosceva e dopo un attimo di esitazione disse di sì. Allora incominciai a raccontarle dei miracoli che faceva per guarire la gente, per liberarla dagli spiriti cattivi, dal peccato; di come aveva voluto stare vicino ai più poveri, a quelli che soffrivano di più nella società del suo tempo. Le ho raccontato che finalmente i capi della sua gente l'hanno condannato a morte per gelosia e l'hanno messo in croce, ma che Dio lo ha risuscitato tre giorni dopo.... e mentre la ragazza traduceva i punti del mio 'racconto' dagli occhi di questa donna giovane e scavata nel volto scendevano lacrime silenziose e composte. Non ho detto niente, ma mi son chiesto dove fosse la sorgente di quelle lacrime ed ho concluso che non venivano dalla retorica del mio racconto, troppo scheletrico per essere retorico; non dalla sofferenza personale, ma dalla scoperta di far parte anche lei dello sconfinato gruppo di persone che Gesù ha amato ed ama; ho pensato che quelle lacrime erano piuttosto il frutto della scoperta che i gesti e le parole di Gesù ieri erano giunte fino a lei. Lo Spirito, attraverso la mia contraddittoria presenza e le mie parole, ha illuminato la sua mente e il suo cuore: anche lei conta per Dio?!No so che cosa accadrà a questa giovane donna, alla sua fede e ai suoi figli, ma certamente ieri il suo cuore era molto più aperto del mio.
Don Domenico